Loro

Immortali agli occhi nostri mortali

Mutanti per noi banalmente mutevoli

Loro

Gli ulivi di un Salento

Che cambia con loro


LORO

installazione permanente a RespirArt Monte Agnello Pampeago

LORO è a RespirArt, il Parco d’Arte di Pampeago, grazie di cuore a Beatrice Calamari e a Marco Nones che hanno pensato e creato questo luogo magico quattordici anni fa e che quest’anno mi hanno invitato.

 

Ma chi sono LORO?

 

La cosa più straordinaria della natura è che non pensa, è. Credo sia per questo che quando sento dire e lo sento troppo spesso che soffre o si ribella, a soffrire sono io, ma non per la natura, per noi che pensanti dovremo esserlo e invece no, a prevalere è uno strano incrocio tra Walt Disney e religioni. La natura è e cambia, spesso per conto suo, a volte per colpa nostra. È così che cambia il paesaggio, una somma di segni suoi, intendo della natura, e nostri.

 

I tempi della natura sono tendenzialmente lenti, cambia piano. Quando lo fa d’improvviso, noi parliamo di catastrofe e di morte. Noi che viviamo meno di un abete, confondiamo quello che crediamo di vedere con quello che è. Dicono si chiami immaginario collettivo. Beh, noi siamo quelli che nell’immaginario collettivo ci hanno messo il tiroler kitsch che ormai impera nelle nostre valli.

 

A volte alla natura basta un insetto e gli insetti sono più lenti di una frana o di un tornado, ma che siano bostrico o xilella sono tanti. Si riproducono molto velocemente, questi insetti qui faranno anche danni, ma non possiamo dire che non sappiano cosa vuol dire amarsi. Ecco, qualche precauzione andrebbe probabilmente consigliata, ma pare che tra loro prevalgano più le parrocchie dei consultori.

In Salento ho conosciuto la xilella. Il vecchio, in effetti non era vecchio, ma mi sembrava che così fosse più utile al racconto, comunque, lui aveva gli occhi lucidi mentre mi mostrava i nuovi ulivi appena piantati. A centinaia, esili, e accanto, dall’altra parte del muretto a secco, c’erano loro.

Non ho osato dire al vecchio che a me piacevano quelli che lui chiamava morti, che trovavo straordinarie quelle forme archetipe e immortali e a voi non dirò mai che la radice di un abete strappata dal terreno è una delle cose più belle e affascinanti che abbia mai visto.